Scheda biografica generale
Enrico Crispolti (Roma 1933-2018), storico, critico d’arte militante, spirito innovatore fra i più impegnati in Italia tra la seconda metà del XX e il primo ventennio del XXI sec.
Professore all’Accademia di Belle Arti di Roma dal 1965, Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea prima a Salerno dal 1973, poi dal 1983 e fino al 2008 a Siena, dove ha diretto per circa vent’anni la Scuola di Specializzazione formando generazioni di studiosi.
Nel 1997, con il libro Come studiare l’arte contemporanea, dedicato ai suoi studenti di Siena, ha notificato la propria metodologia di studio rispetto alla disciplina, ridisegnandone il volto e i metodi.
È stato Commissario, per l’Italia, alle Biennali di Venezia nelle sezioni: 1976, L’ambiente come sociale; 1977, La nuova Arte Sovietica. Una prospettiva non ufficiale; 1978, Natura praticata e L’immaginazione megastrutturale dal Futurismo a oggi.
E Commissario alla XI Quadriennale di Roma del 1986, nella sezione Ricognizione Sud: una possibile campionatura.
Formatosi con Lionello Venturi, all’Università di Roma “La Sapienza”, ancora studente svolge ricerche approfondite sull’opera grafica di Goya, su cui tiene la tesi di laurea nel 1958, anno in cui pubblica anche la prima monografia dedicata a Bice Lazzari.
Dal 1955 è autore di saggi e articoli su riviste e giornali di settore e, dal 1957, con la mostra romana Burri Morlotti Vedova avvia una fitta attività espositiva in collettive e personali fra cui spicca, nel 1959, la personale di Lucio Fontana, alla galleria L’Attico a Roma.
All’inizio degli anni Sessanta propone il superamento del modello di mostre a “Salon” e a “Premio” con le quattro rassegne internazionali, a “Saggio critico”, Alternative Attuali, sorta di contro biennali di Venezia, realizzate fra il 1962 e il 1968 a L’Aquila.
Tra i primi a valorizzare il lavoro di Alberto Burri nel secondo dopoguerra, ha seguìto gli sviluppi della ricerca, fra gli altri, di Giacomo Balla, Renato Barisani, Enrico Baj, Dino Mirko Afro Basaldella, Corrado Cagli, Pietro Cascella, Alik Cavaliere, Mimmo Conenna, Vittorio Corona, Francesco Di Cocco, Lucio Fontana, Franco Garelli, Giuseppe Guerreschi, Nedda Guidi, Renato Guttuso, Gerhard Hoehme, Bice Lazzari, René Magritte, Edgardo Mannucci, Mattia Moreni, Ugo Nespolo, Titina Maselli, Fabrizio Plessi, Mauro Reggiani, Bepi Romagnoni, Charles Szymkowicz, Francesco Somaini, Mauro Staccioli, Mino Trafeli, Valeriano Trubbiani, Sergio Vacchi.
Si è occupato, al tempo stesso, delle ricerche delle generazioni, successive, ad esempio di Gianfranco Anastasio, Angelo Casciello, Giancarlo Croce, Maria Dompè, Ignazio Gadaleta, Sauro Cardinali, Elisabetta Catamo, Lucilla Catania, Giuseppe Fiducia, Bruno Liberatore, Giancarlo Sciannella, Luigi Vollaro.
Dall’inizio degli anni Settanta propone un nuovo modello di Catalogo Generale Ragionato dell’opera degli artisti attraverso un’analisi critica capillare del lavoro. Fra questi: Enrico Baj, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Mattia Moreni, Francesco Somaini, Valeriano Trubbiani, Sergio Vacchi
Da un lato l’esperienza di critico militante, che analizza fianco a fianco con l’artista il senso del lavoro, lo porta ad estendere il tradizionale ruolo esegetico del critico d’arte a quello di “compagno di strada”, paragonandolo al ruolo dell’investigatore che indaga sul “delitto”, ovvero l’opera, e ne scopre il movente e dunque la poetica attraverso l’analisi circostanziata del linguaggio inserito nel suo contesto culturale. Dall’altro, l’intensa attività storiografica portata avanti, ad esempio attraverso lo studio del Futurismo in tutti i suoi aspetti, la ricostruzione dei rapporti con il Dadaismo nel quadro di una ricerca analitica sulla partecipazione italiana a Dada, lo studio dei rapporti fra Futurismo e fascismo e i diversi aspetti dell’arte italiana ed europea fra le due guerre, lo studio degli svolgimenti dell’arte Ambientale fin dai suoi inizi, in Italia, della fine degli anni Sessanta, nonché l’analisi delle ricerche in atto, collocano Crispolti fra i massimi esperti d’arte del XX secolo.
Il vasto materiale documentario, raccolto sistematicamente dai primi anni Cinquanta, ha reso l’Archivio/Biblioteca Crispolti uno dei più consistenti e preziosi luoghi dell’arte contemporanea privati, in Italia. Ed è stato riconosciuto d’interesse nazionale dalla Soprintendenza ai Beni Archivistici e Librari del Lazio nel 1992.
1933 – 1958 La formazione
Enrico Crispolti, nasce a Roma il 18 aprile 1933, da Pietro e Carolina Raineri. A sei anni perde il padre.Compiuti i primi studi in istituti religiosi, si diploma nel 1951 presso l’Istituto Classico Massimiliano Massimo. Nello stesso anno firma il primo articolo dedicato alla Pittura e scultura al S. Eugenio sul giornale del Liceo. Nell’autunno ‘51 si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”, e nel 1955, sul mensile “Il Mulino”, recensisce il libro Fantasia dell’arte nella vita moderna di Piero Dorazio.
Durante il corso universitario frequenta da auditore le lezioni di Lionello Venturi alla Scuola di Perfezionamento, dove conosce Maria Laura Drudi Gambillo sua futura moglie allora impegnata nella redazione degli Archivi del Futurismo. Esntra in contatto con il mondo artistico romano e, grazie al pittore Enzo Brunori, viene introdotto nell’ambiente di Villa Massimo dove, tra gli altri, conosce Alberto Burri. Nel 1956, alla Biennale di Venezia, conosce l’opera di Francesco Somaini di cui resta favorevolmente colpito. Nel 1958 si laurea con una tesi dal titolo Le opere grafiche di Francisco Goya dalle origini ai “Caprichos” (1746-1799).
1959 – 1972 La prima grande stagione di lavoro – le alternative di ricerca
Dallo studio dell’Informale, avviato nel 1959 a Parigi, Crispolti trae la convinzione di come proprio l’Informale costituisca il primo vero cambiamento artistico dopo le avanguardie storiche. Ne approfondisce quindi la poetica e i contenuti fenomenologici ed esistenziali attraverso le teorie filosofiche di Antonio Banfi ed Enzo Paci.
Tuttavia, l’affermarsi di nuovi valori socio culturali, il bisogno di dare volto al progressivo cambiamento del sistema, nonché l’esaurirsi della forza innovativa dell’Informale, lo portano a vedere il nuovo nelle coeve ricerche di Nuova Figurazione, sostenute in Italia da artisti come Adami, Romagnoni, Scanavino, Vacchi ed altri. Parallelamente non tralascia di studiare i temi storici a lui cari, in particolare il primo e secondo Futurismo, l’Espressionismo, il Surrealismo, l’Astrazione, fino a occuparsi di Pop Art e, sul finire degli anni Sessanta, di Arte Ambientale e nuove forme di ricerca come, ad esempio, di processi artistici partecipati.
L’attenzione alla concomitanza dei linguaggi visivi caratterizza sempre più il suo interesse di critico “militante” rivolto allo studio della realtà artistica inserita nel proprio contesto. Tra il 1962 e il 1971 concretizza tale interesse attraverso la serie espositiva Alternative attuali, quattro manifestazioni internazionali realizzate, a L’Aquila, come alternativa alle Biennali di Venezia; altrettanto si impegna nello studio di artisti di diverso orientamento, esemplare in questo senso la concomitanza d’interesse per Guttuso e Fontana.
Nel frattempo, l’affermarsi del movimento studentesco, di un diverso modo di vivere la città, ed in particolare il dibattito serrato con Somaini su temi che riguardano l’arte e la città, lo portano ad occuparsi in maniera specifica di arte nello spazio urbano e di partecipazione.
1973 – 1983 La seconda grande stagione di lavoro – arte ambientale e partecipazione
Dal dibattito sull’arte e la città prende corpo la manifestazione Volterra ’73. Qui Crispolti teorizza, per la prima volta, il coinvolgimento sociale (di cittadini, amministrazione comunale, sistema produttivo locale, ecc.) nell’azione artistica indicando lo spazio urbano non come luogo espositivo oltre la galleria e il museo ma come luogo elettivo in cui l’arte diviene processo partecipato e democratico. In questo contesto nasce il sodalizio con Manuela Crescentini, sua futura seconda moglie.
Sull’onda di Volterra 73, nello stesso anno e fino al 1979, gli viene affidata la cura delle Biennali di Gubbio del Metallo e della Ceramica nelle quali coglie l’occasione per approfondire ulteriori modalità d’intervento urbano e per modificare l’organizzazione dei modelli espositivi ereditati dal passato.
Nell’autunno ‘73, gli viene assegnata la Cattedra di Storia dell’Arte Medioevale e Moderna, all’Università di Salerno, trasformata l’anno successivo in Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea. Pubblica il Catalogo Generale delle Opere di Enrico Baj, il primo di numerosi altri cataloghi generali di cui traccia le nuove linee metodologiche di redazione per le quali verrà annoverato tra i maggiori specialisti del genere. Nel 1974 vede la luce il Catalogo Generale di Lucio Fontana. In questa occasione Crispolti precisa quale sia la funzione dei cataloghi generali all’interno del lavoro di un artista, arrivando alla conclusione che questi, se orientati all’analisi del linguaggio e al suo cambiamento nel tempo, rappresentano lo strumento principale di conoscenza di quell’autore e di conseguenza anche il più efficace strumento di tutela della sua opera. Nello stesso ‘74, l’invito dell’architetto Parisi a far parte della Commissione tecnica per Operazione Arcevia Comunità esistenziale, gli consente di affrontare aspetti ulteriori del rapporto “arte e ambiente sociale”. Nel gennaio 1975 nasce il figlio Valerio e nel settembre 1976 la figlia Livia.
La maturazione del tema “arte ambientale”, diventa nel ’76 soggetto espositivo nella sezione italiana della Biennale di Venezia col titolo Ambiente come sociale ed è poi ripreso, nel ‘77, all’interno del volume Arti visive e partecipazione sociale. Da Volterra 73 alla Biennale 1976. Ancora in veste di Commissario alla Biennale, nel ’77, realizza la mostra dedicata a La nuova arte Sovietica. Una prospettiva non ufficiale ed infine, nel 1978, interviene nella sezione italiana sul progetto della Biennale dedicato al tema Dalla natura all’arte, dall’arte alla natura. Nel 1978, dà alle stampe Extra Media Esperienze Attuali Di Comunicazione Estetica, imprimendo nuova forza alla poetica delle alternative di ricerca, questa volta dall’ottica dei nuovi media sperimentati dagli artisti. Tra il 1979 e l’‘81, cura gli Incontri di Martina Franca promossi dalla galleria Lidia Carrieri nei quali affronta il tema del Teatro d’Artista nello spazio urbano.
Sensibile ai temi di politica culturale divenuti particolarmente attuali dopo l’istituzione degli Assessorati alla Cultura, nella primavera del 1980 organizza insieme a Vittorio Fagone e Luciana Zingarelli, il Convegno La committenza difficile realizzato nell’ambito della ExpoArte di Bari. In veste di storico nel giugno dello stesso anno inaugura, a Torino, la grande mostra Ricostruzione Futurista dell’Universo e nel 1982, ad Albisola, l’esposizione che rilegge La ceramica futurista da Balla a Tullio d’Albisola.
Nel 1983 riprende l’impegno dei cataloghi ragionati e pubblica il Catalogo Ragionato Generale dei Dipinti di Renato Guttuso. Dal novembre 1983, con l’insegnamento all’Università di Siena e pochi anni dopo con la Direzione della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, potenzia il proprio impegno formativo che orienta alla ricerca e focalizzazione metodologia di un percorso di studio che ponga l’arte contemporanea in coerente continuità con l’arte antica.
1984 – 2018 La risposta al neoliberismo: la scelta di campo
Gli anni Ottanta segnano un forte cambiamento del contesto socioculturale internazionale. In particolare, l’affermarsi del sistema neoliberista in Inghilterra e negli USA tra il 1979 e l’81, incide sensibilmente anche sul sistema dell’arte italiano quando nel 1983 sale al governo il partito socialista guidato da Craxi.
Al cambiamento Crispolti risponde con una scelta di campo netta. Non rinuncia all’idea di una Committenza Pubblica, già auspicata nel 1980 nel convegno La committenza difficile, e di un processo artistico partecipato nello spazio urbano da lui considerato naturale contrappeso al rafforzamento del mercato che per definizione predilige l’individualità e il privato.
Di questo testimoniano, ad esempio, tra il 1985 e l’89 Campo del Sole – un’architettura di sculture, a Tuoro; nel 2001 a Roma, la manifestazione organizzata al Palazzo delle Esposizioni, Trentotto proposte per la sistemazione di Piazza Augusto Imperatore a Roma; nel 2004 il Convegno al Macro Io arte – Noi città. Natura e cultura dello spazio urbano e il successivo impegno con l’Assessorato all’Urbanistica di Roma per l’ampliamento della legge del 2%. Al tempo stesso segue la ricerca artistica in atto di cui rende conto attraverso innumerevoli pubblicazioni e, in particolare nel 1994 in La Pittura in Italia. Il Novecento/3. Le ultime ricerche per l’editore Electa.
Quindi esposizioni, convegni e soprattutto la redazione dei cataloghi generali ragionati (di cui l’ultimo, per Dorazio, lasciato incompiuto) ritenuti lo strumento più efficace di promozione e tutela del lavoro degli artisti.
Potenzia contemporaneamente il proprio ruolo di docente e formatore di storici e critici d’arte contemporanea fino ad assumere la Direzione della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte di Siena (1986-1998 e poi 2001-2007) e, nel 1997, a pubblicare per i suoi allievi il testo di metodologia edito da Donzelli, Come studiare l’arte contemporanea.